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Les gaufres de Liège

Mi sono laureata il 31 gennaio di una vita fa, era un freddo lunedì, la sera prima aveva nevicato. A Parma era sessione di laurea e più di un truce baretto dove poter aprire una bottiglia (e bere una cioccolata calda) non avevo trovato. Tanto io avevo già bevuto che bastava metà… 
Poi il ritorno a Vicenza, e super cena a casa, avevo preparato tutto in anticipo, il giorno prima di laurearmi, anziché preparare un discorso allo specchio io mi ero messa a cucinare, e mi ero proprio rilassata. Ah sì. E poi la cena è andata bene, il dopocena ho intrattenuto una relazione (complicata, come direbbe facebook) con una bottiglia di Jagermeister. Che detto così fa molto alcolizzata. Il giorno dopo ero abbastanza provata e a distanza di anni mio papà continua ad attribuire il mio colorito verdognolo al fatto che mi abbiano spogliata e che sia rimasta in mutande e reggiseno il 31 di gennaio. Eccerto, come no. Ma povero papà, lasciamogli l’illusione che io sia astemia. 🙂
E poi i giorni dopo la frenesia per la partenza per Parigi, una settimana d’ammmoooore con Stefano, la luna di miele, come l’ha chiamata mia suocera. 
E poi Parigi, i cuoricini e i fiorellini, il quartiere latino, la fondue, il croque madame, gli aperitivi con Carla, i bar fumosi, l’hotel Tiquetonne, la colazioni con 85 brioche. E poi il rientro. 
E poi controllo la mail e mi arriva un bando per laureati, per uno stage all’estero. 
E sia mai che non lo faccio. 
E vinco. 

E parto. 
Bruxelles. La capitale d’Europa. 4 mesi, dei quali conservo ricordi contrastanti, l’esperienza sicuramente più difficile che abbia fatto, ma anche la più soddisfacente. Giorni molto belli e altri assolutamente schifosi. Un’unica costante. La gaufre giornaliera, stazione metro Louise, quando tornavo dallo studio dove lavoravo. 
Orbene, cosa sono le gaufres? Date un occhio qui.

Neanche da dire che io adoro le gaufres de Liège,  zuccherate e caramellate. Solo che, due piccoli particolari:
1) per fare le gaufres ci vuole la piastra. Non una piastrina di quelle che si trovano da Mediaword, che le fa sottili e a forma di cuore, io voglio quelle ciccione tonde coi buchi quadrati in mezzo. Quelle che fanno le vere gaufres.
2) per fare le gaufres ci vuole lo zucchero perlato. Che non è la granella di zucchero. NONONO. Tutt’altra cosa.
E ovviamente si da il caso che in Italia non si trovi una piastra seria né tanto meno lo zucchero perlato. Per fortuna c’è un MA. Anzi, due.
Ma io ho una sorella strafiga che per Natale mi regala una piastra professionale (ecco, unica pecca, le istruzioni solo in francese)
Ma io ho un marito strafigo che mi trova su internet lo zucchero perlato e me ne fa arrivare due kg a casa. 

Quindi, ieri sera abbiamo portato un po’ di belgitudine in quel di Bassano, con questa delizia accompagnata da questa birra
La ricetta dalla quale sono partita è quella che ho trovato sulla confezione di zucchero, solo che dividere a metà 3 uova e due tuorli non era semplice, oltre al fatto che avrei dovuto mettere un quarto di confezione di zucchero vanigliato. Ok, ma in gr??? Quindi ho liberamente inventato, e ci ho preso. Con questa dose mi sono venute una quindicina di gaufres. 

Gaufres de Liège

Ingredienti:
400 gr di farina
35 gr di lievito di birra
135 ml di latte tiepido
2 uova intere più un tuorlo
250 gr di zucchero perlato
200 gr di burro morbido
1 pizzico di sale
1 cucchiaino da caffè di estratto di vaniglia

Fate sciogliere il lievito nel latte tiepido, versatelo poco a poco in una ciotola dove avete già messo la farina. Aggiungete le uova una alla volta, continuando a mescolare, poi il sale e l’estratto di vaniglia. Lasciate riposare una mezz’oretta. Poi incorporate il burro e lo zucchero perlato. Se serve aggiungete un po’ di farina. Fate delle palline di circa 80 gr (la grandezza dipende da quanto grande è la vostra piastra!) e fatele riposare un quarto d’ora. Poi cuocete sulla piastra bollente, seguendo le istruzioni. A me ci son voluti due minuti per parte.
Il giorno dopo, 30 secondi a potenza max in microonde e sono ancora perfette!

Son passati 7 anni dall’ultima che le ho mangiate, e 7 anni sono una vita, ma ieri mi è sembrato di essere lì, anche solo per un momento.

Per chi è stato a Bruxelles con me, son quasi come le gaufres del Papillon!!! 🙂

Elisabetta Gavasso:
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