Diciamo che sono stati giorni frenetici, al lavoro, a casa, in cucina. Diciamo che non mi ero dimenticata del blog, diciamo solo che ero troppo stanca per tutto. Sono state due settimane difficili, due settimane che ora per fortuna sono passate ed eccomi qua, a rompervi le palle con i miei cucinamenti.
Io ho sempre festeggiato il giorno di Natale, fin da piccola, quando il nonno iniziava a cucinare tre giorni prima e per me faceva sempre i gamberi con la maionese serviti nelle conchiglie delle capesante. Che roba trash, ripensandoci ora!
La mattina di Natale la sister ed io ci svegliavamo presto, forse fin troppo, tanta era la curiosità di vedere i pacchettini dei regali sotto l’albero! Eravamo sempre ad Asiago, dalla finestra dove d’estate si vedevano pascolare le mucche speravamo sempre di vedere la neve, si faceva colazione con il latte e nesquick nella ciotola bianca coi fiori gialli arancioni e neri, la fetta di pandoro, poi ci si vestiva (rigorosamente maglione e calzamaglia, mai messa un paio di pantaloni), e poi, e solo allora, si potevano aprire i regali. Mi ricordo il Natale dei miei 15 anni, ero bruttina e sfigatina, e mi ero follemente innamorata di un bomber di panno blu con le maniche di (simil)pelle bianca, e con gli stemmi dei campus americani, ma costava un occhio della testa. Il nonno mi consegna il mio regalo, un pacchetto piuttosto ingombrante, e pensavo a qualche maglione fatto dalla nonna, che per carità, brava, eh, ma a 15 anni i maglioni della nonna erano di un peso…. Apro con svogliatezza, e mi trovo tra le mani un’orrenda giacca marroncina… Sorrisetto di cortesia, baci ai nonni, avanti col prossimo regalo. Nonna mi dice, ma come, non ci fai vedere come ti sta? (uff che palle, è orrendo..) Sì nonna, ecco lo provo. OMMIODDIO!!!!!!!!!! Il bomber dei miei sogni!!!!!! I nonni l’avevano comprato e nonna, abile sarta ma molto meno abile magliaia, per farmi uno scherzo l’aveva rivestito con una orrenda foderina miseria color cacchetta. Tolti gli spillo e rigirato, il mio bomber, in tutto il suo splendore!
E dalle mie colazioni di Natale di quand’ero bambina, la ricetta di oggi, copiata spudoratamente da quella testatissima e tutto sommato non particolarmente impegnativa, delle sorelle Simili.
Sua maestà il PANDORO
ingredienti totali:
450 gr manitoba
135 gr zucchero
170 gr burro
4 uova
18 gr lievito di birra
acqua
1 cucchiaino di sale
1 stecca di vaniglia
burro e zucchero per lo stampo
zucchero a velo, se piace, da mettere sopra a pandoro finito
La preparazione è abbastanza lunga, ma questa ricetta non è nemmeno la più elaborata tra quelle che si trovano in rete. Ci sono tre momenti diversi, e attenzione a rispettare i tempi!
Io mi sono regolata così: tarda mattinata del primo giorno, lievitino, prima lievitazione e primo impasto prima di pranzo. A cavallo del pranzo la seconda lievitazione, poi il secondo impasto, la terza lievitazione, il riposo in frigorifero, le pieghe. Poi verso ora di cena via in frigorifero fino al mattino del secondo giorno. Tirato fuori dal frigo, arrivato a temperatura dopo un’ora e mezza, poi formatura e ultima lievitazione, per la quale mi ci sono volute circa 5 ore e mezza. Poi forno…
il lievitino
15 gr lievito di birra fresco
60 gr acqua tiepida
50 gr farina
10 gr di zucchero
1 tuorlo
Mettete tutto in una ciotola e sbattete bene fino ad avere un composto ben amalgamato, vedrete che sarà liquido, no problem, fatelo lievitare in luogo tiepido per circa un’ora, fino al raddoppio, io di solito metto in forno a 35°, alla fine sembrerà gassato… Avanti con la seconda fase!
Adesso si inizia a fare il primo impasto.
200 gr farina
3 gr lievito di birra
25 gr zucchero
30 gr burro
2 cucchiaini d’acqua
1 uovo
Aggiungete nella ciotola del lievitino il lievito di birra sciolto in poca acqua tiepida, lo zucchero, la farina e l’uovo. Quando è tutto ben amalgamato trasferitelo sulla spianatoia infarinata, aggiungete il burro e lavorate fino a che l’impasto sarà perfettamente liscio. Rimettere tutto in un contenitore, copritelo bene e via, altro giro di lievitazione sempre in un posto tiepidino, finchè non raddoppia (ci vuol poco, una ventina di minuri circa)
Altro giro, altra corsa! e vai di secondo impasto:
200 gr farina
100 gr zucchero
2 uova
1 cucchiaino di sale
i semini di una stecca di vaniglia (non sognatevi le fialette di vaniglia o le bustine di vanillina, per piacere, fate un piccolo investimento e comprate le stecche!)
Prendete il primo impasto e sempre nella ciotola aggiungete uova, zucchero, farina, sale, semini della stecca di vaniglia. Lavorate bene fino a che non sarà ben amalgamato, io qui ci ho dato una solenne impastata col KA gancio a uncino. Prendete il vosto impasto e cambiategli ciotola, mettetelo in una più grande unta bene di burro, copritela con il cellophane e fate lievitare 1 ora e mezza, comunque fino a che non raddoppia. Poi mettete in frigo circa 3/4 d’ora.
Una volta che tirate fuori, inizia la parte difficile, la sfogliatura, per la quale serve il burro rimasto (140 gr)
Tirate fuori dal frigo il vostro bimbo e rilavoratelo un po’ sulla spianatoia infarinata.
Poi col mattarello dategli una forma il più quadrata possibile. Mettete il burro a pezzetti piccoli morbidi (ma non a pomata, occhio!!) e richiudete il quadrato a busta, ripostando i quattro angoli al centro coprendo bene il burro. Altro giro di mattarello, per ottenere una striscia lunga, che andrete a ripiegare in tre e a mettere in frigo per una ventina di minuti. Tirate fuori dal frigo, ritirate l’impasto tenendo le aperture verso di voi, in modo da far uscire l’aria, ripiegate in tre e di nuovo in frigo, per 4 volte complessive, sempre col riposo in frigo in mezzo.
Dopo l’ultima sfogliatura avete due possibilità, passare subito alla formatura oppure mettere in frigo per 8-12 ore, per stabilizzare i profumi. Se scegliete di passare il pandoro in frigorifero, una volta che lo toglierete lascatelo almeno un’oretta fuori prima di fomarlo, per riportarlo a temeratura ambiente.
Passate ora alla formatura: con le mani unte di burro formate una palla facendo ruotare il panetto sulla spianatoia e rigirando i bordi tutti dalla stessa parte, come per chiudere questa palla. Mettetela nello stampo da pandoro imburrato e coperto di zucchero a velo con la parte liscia verso il fondo. Un’ultima lievitatura in luogo tiepido fino a che la palla non arriva al bordo dello stampo (mi ci son volute 5 ore e mezza, indicativamente ci vorranno dalle 4 alle 8 ore)
Forno caldo a 170° per 15′ e poi a 160° per altri 10′ secondo le indicazioni delle Simili, ma a me son serviti altri 10 minuti, fate la prova dello stecchino (quello da spiedini, vista l’altezza). Fate raffreddare fuori dallo stampo. Vedrete, è una faticaccia, ma lo sforzo è ampiamente ripagato dal gusto!!!!