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Cheesecake ai mirtilli, guarda mamma guarda, con una mano sola!

Poniamo il caso che tu sia una giovane mamma (ho detto giovane, quindi è evidente che non sto parlando di me) al mare con la tremesenne alle prese con un dentino, che si gode una settimana di ferie del marito, in un luglio non troppo caldo. In una località esotica, con le palme, il mare cristallino, la brezza, il mojito in spiaggia al tramonto, poi il ritorno in albergo, la doccia, un vestitino svolazzante, un paio di sandali bassi, una treccia, tanto mascara, una tavernetta dove mangiare pesce alla griglia e bere del vino bianco gelato….

Ecco. È palese che non sto parlando di me. Ero a Jesolo, il mare, beh, ecco, era quello che era, il tempo era abbastanza incerto, non ci erano le palme, non c’era il mojito in spiaggia, non c’erano tavernette dove mangiare un’orata e bere vino gelato. Ma c’era tata, che puntuale si faceva l’aperitivo in spiaggia con la tetta, poi il bagnetto, poi il bibe che la sera aveva (e ha tutt’ora) una fame da camionista, poi sclerava e allora marito la portava a fare i km sulla spiaggia, avanti e indietro, finché io mi docciavo e mi vestivo. Lusso il mascara, altroché. Poi si usciva, una birra gelata nel locale figo (che è quello col plateatico grande, che così ci sta tata che all’epoca andava ancora in giro in carrozzina), poi cena a casa. Uh, come son cambiate le ferie! Poi però succede che marito doveva tornare in studio, e un lunedì mattina prepara le due cose per partire dopo pranzo. Annunciavano perturbazioni. All’una e venti il cielo è nero. Ma nero nero, eh. Nero come quando sai che sta per arrivare l’ira diddio, mica due gocciette e ciao. E io già mi immaginavo con tata urlante che vuole uscire a fare l’ape, che lei é una bimba di mondo, e fuori il diluvio universale. Avanti indietro per il corridoio, finché non consumo le infradito. Con lei che si dispera, che ha paura dei temporali. Io invece no, eh, sia ben chiaro, che qui siam cuor di leone. E allora piglia una borsa, mettici dentro due cose (di tata, ovviamente) carica la carrozzina in macchina e via, a casa con marito. E con l’invito di mio cognato a cena, che fa le piadine. E volete che non sia riuscita a preparare un dolcetto? Giusto una rivisitazione di una ricetta sulla Cucina Italiana di agosto.
E guarda caso hai giusto giusto i settordicimila vasetti di vetro dello yogurt, che conservi che prima o poi ti serviranno, che a marito girano le balle perché ogni volta che apre lo spotello gli volano in testa. Ma sarà mica colpa mia se non sa nemmeno aprire un’anta della cucina????


Cheesecake ai mirtilli (per 6 vasetti)

120 gr di digestive
3 cucchiai di rum
250 gr di ricotta
250 gr di mascarpone
Mezza stecca di vaniglia
3 cucchiai di zucchero di canna
2 cestini di mirtilli


Tritate i biscotti e riduceteli in polvere, poi aggiungete i tre cucchiai di rum, mescolate bene e versate il composto, che si presenterà granuloso, nei vasetti, compattando bene. Poi mettete i vasetti in frigo per almeno un quarto d’ora. Nel frattempo mescolate ricotta (per piacere, non comprate ricotta in vasetto, piuttosto quella del banco frigo, che vi tagliano a fette…) e mascarpone, poi aggiungete i semini della mezza stecca di vaniglia e lo zucchero di canna. Fate riposare in frigo.
In un frullatore ad immersione mettete circa un cestino e mezzo di mirtilli, frullateli, poi passate al setaccio. Montate ora il dolce. Versate la crema in una sac a poche, mettetela nei vasetti, poi aggiungete i mirtilli passati e infine qualche mirtillo intero. Voilà. Pronto per essere portato in tavola. Con una mano, of course, che la seconda è per tenere tata che quando vede cibo ci si fionda, e guai a non farla mangiare con noi.

Visto che è una ricetta che si riesce a fare anche con una bimba in mano, l’ho rifatta altre volte, anche senza sac a poche, anche senza coulis di frutta, anche solo con un mango tagliato a dadini microscopici, marinato con succo di lime, zucchero di canna e qualche fogliolina di menta.

Minimo sforzo, massima resa. 😀
Ah, è buonissimo, ma soprattutto è a prova di impedito in cucina. 

Elisabetta Gavasso:
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