Due sono i motivi principali per cui la gente va ad Ibiza: distruggersi nelle discoteche più famose del mondo o fare le foto romantiche alla puesta del sol, il tramonto, quando il sole si tuffa nell’acqua del mare.
E poi ci sono invece gli sfigati, che organizzano tutto quanto nei minimi dettagli, avendo soltanto un giorno e mezzo a disposizione, senza fare i conti con il meteo, e, guarda caso, per quel giorno e mezzo diluvia. Anzi no, a dir la verità ha diluviato solo mezza giornata abbondante, però il sole non l’abbiamo mai visto. Figurati (l’unico) tramonto.
E quindi, avendo una bambina, niente niente discoteche fino alle sette della mattina, e non avendo mai visto il sole, niente foto romantiche del tramonto. Niente giro dell’isola a vedere le spiagge più belle, dopo che avevo noleggiato una macchina per velocizzare gli spostamenti, perché ovviamente diluviava. Siamo stati graziati per il mercatino hippy, graziati nel senso che siamo riusciti a vederlo per circa mezz’oretta prima che le cateratte scendessero dal cielo, la prima mattina. Siamo riusciti anche a fare il giro della città alta senza prendere (troppa) pioggia.
Allora vi lascio qualche foto e qualche spunto per qualche giorno nella Isla Magica, con la speranza che voi siate più fortunati di me.
Abbiamo preso Siamo partiti da Treviso con Ryanair verso Ibiza, siamo arrivati in aeroporto verso le 10 di sera, recuperate le valigie, preso un taxi e alle 11 siamo arrivati in albergo, Apartamentos Llobet, una piacevolissima scoperta, trovato per caso tra le offerte di Booking, prenotato al volo, sulla spiaggia di Ses Figuretes, nella parte forse un po’ meno cementificata.
Ad esser precisi non era una camera, ma un appartamentino con una matrimoniale, angolo cottura, un soggiorno con due divani letto singoli, una bella terrazza, dove se non avesse piovuto avrei potuto fare delle belle foto alla spiaggia. Un occhio di attenzione per i bambini, una piccola palestra, una comoda piscina e una terrazza al quinto piano dove poter fare yoga completano il tutto, condito da gentilezza, sorrisi, e un’ottima colazione compresa nel prezzo (eh no, questo posto non è per niente sponsorizzato, purtroppo). Hanno persino le docce di cortesia per chi lascio la camera la mattina e vuole passare la giornata, prima di riprendere l’aereo, in spiaggia.
Insomma, siamo arrivati la sera e subito Gaia voluto fare un giro in spiaggia, e noi, da genitori modello, ce l’abbiamo portato la creatura alle 11:30 di sera con 12°. E per fortuna che avevo preso una giacchetta, perché quando siamo partiti da casa i gradi erano 28 e mezzo.
La mattina dopo constatiamo che le previsioni meteo che avevamo visto il giorno prima dall’Italia erano tragicamente vere: cielo griiiigio. Quindi, cambio di programma, prendiamo la macchina a noleggio e via, non più per il giro delle spiagge come avremmo dovuto fare, ma verso il mercatino hippy più famoso di bizza, quello di Els Canar. Mercatino aperto soltanto il mercoledì in bassa stagione, invece a luglio e ad agosto anche il lunedì sera. Qualche banchetto carino di bigiotteria, qualche borsa di paglia carissima, qualche vestito bianco di sangallo carino, per il resto un po’ di paccottaglia indiana e cinese.
Dopo un’oretta che giravamo per banchetti, è iniziato a piovere. Abbiamo ripreso la macchina, era quasi ora di pranzo, allora ci siamo diretti verso La Paloma, un famoso ristorante mediterraneo nell’interno dell’isola, a San Lorenzo, immerso nel verde, sotto gli aranceti, tra i tavoli colorati e le vecchie sedie scompagnate, con un meraviglioso parco giochi dove in teoria Gaia avrebbe dovuto giocare finché noi mangiavamo humus e chiacchieravamo sorseggiando un bicchiere di vino gelato. Peccato diluviasse, per cui Gaia da stoica è rimasta 10 minuti sotto la pioggia al parco giochi. Il posto è incantevole, sicuramente con una giornata di sole rende molto di più, ma abbiamo mangiato cibo delizioso e un dolcetto da urlo, bevendo birra gelata.
Ve lo consiglio, hanno un’attenzione particolare nei confronti dei bambini, oltre ai giochi all’aperto ci sono libretti e album da colorare e un sacco di altre attività carine per intrattenerli finché voi mangiate in tranquillità.
Avevamo promesso a Gaia che le avremmo fatto vedere la spiaggia e mettere i piedi in acqua, nonostante piovesse e facesse piuttosto freddo. Allora siamo riusciti ad andare a Cala Tarida e abbiamo approfittato di uno dei rari momenti in cui cielo si è un po’ aperto: spiaggia deserta, rocce ovunque, sabbia meravigliosa e un mare dei colori incantevoli, chissà come deve essere con il sole.
I miei programmi ovviamente prevedevano il tramonto ammirando l’isolotto di Els Vedrà, famoso per essere considerato un luogo magico. Pare sia il terzo campo magnetico della Terra, dopo il Polo Nord e il triangolo delle Bermuda, e uno dei più importanti campi energetici a livello mondiale. Qui le bussole non funzionano, (ho provato con quella del telefono, è vero!) per la presenza di metalli e minerali sull’isolotto. Credenza popolare vuole che, giusto per alimentare l’alone di mistero e misticismo, faccia parte della città sommersa di Atlantide. Ovviamente quando siamo arrivato noi diluviava, e più in là della prova con la bussola dalla macchina non ho fatto.
Si era fatta sera, siamo tornati in albergo. Cambio veloce e via, a Eivissa a mangiare una paella, senza infamia e senza lode. Poi passeggiata per tornare in albergo, dal momento che eravamo stati tutto il giorno in macchina e aveva smesso di piovere.
La mattina dopo, colazione e via, a piedi verso la città vecchia, Dalt Vila, in una giornata in cui si alternavano momenti di afa e altri di pioggerellina. La parte vecchia è la città medievale meglio tenuta in Europa, venne fortificata da Felipe II per proteggere la città dagli attacchi dei pirati. Il viaggio in questo luogo incantato inizia dal rastrillo, il ponte levatoio che serviva a difendere la città. La porta principale, affiancata da due statue romane, è chiamata Portal de ses Taules. Da qui si arriva, passando per un patio, alla Plaza de Vila, la piazza principale. Lungo le stradine strette e ripide ci sono negozi di souvenir, locali dove sorseggiare una birra gelata e diverse gallerie d’arte.
Nella parte più alta della città vecchia si trova la cattedrale di Santa Maria de Eivissa, datata intorno al XIV secolo, incredibilmente bella da fuori, quanto un po’ un anonima dentro.
Dopo il giro delle mura, siamo scesi verso il porto alla ricerca di qualche negozietto dove fare un po’ di shopping.
Cercavo una borsa di paglia, a budget ridotto (ridotto nel senso che per una borsa di paglia molto carina in un negozio fighetto mi han chiesto 110€, e no, non sto scherzando). Mi avevano consigliato il negozietto di una vecchia signora, ma vecchia sul serio, dove tenevano soltanto borse di paglia e capelli. Si trova in una delle stradine verso il porto, all’angolo della stradina dove c’è il negozio di Guess uomo. (sì, è un po’ approssimativo e no, non ho l’indirizzo, purtroppo ho buttato via lo scontrino, ma se mettete sul navigatore Guess Eivissa ci sbattete davanti). Un’enorme varietà di borse, dalle più economiche solo di paglia a quelle più belle, con i manici e il fondo di pelle. Mi è toccato tirare fuori il portafoglio…
Era poi una di pranzo, cercavamo un localino non turistico, dove non facessero la paella e magari popolato da spagnoli. C’è stato indicato il Comida bar San Juan, in Carrer de Guillem de Montgrí 8apita andateci, autentica cucina casalinga. Non aspettatevi un posto elegante, non aspettatevi piatti belli da vedere o elaborati, ma è esattamente quello che noi stavamo cercando, cucina casalinga, la cucina autentica spagnola.
Che dire? Siamo stati sfigati, abbiamo oggettivamente trovato un tempo da lupi, avevo portato la reflex ma è rimasta sempre in camera, che sotto il diluvio non ho avuto il coraggio di portarla. E quindi ci toccherà tornare, sperando di riuscire a fare almeno una foto di un tramonto. 🙂