Fare la mamma ha i suoi lati positivi. Vedo la nana crescere, la porto al parco, in giro, a bere il caffè al bar, al mercato a comprare la frutta e la verdura, gioco a rotolarmi sul prato con lei fino a farla sfinire. Perché mia figlia è un highlander. Non molla mai. Cambia orari ogni settimana, giusto in tempo per farmi abituare a quelli nuovi che ZAC! altro giro altra corsa. Ultimamente la mattina dorme 20 minuti e solo a spasso. Si sveglia verso le 7 e mezza, latte e biscotti, gioca, viene amorevolmente lavata e vestita nonostante le sue vivaci proteste (presente l’esorcista? ecco, più o meno), io faccio i letti e sistemo la cucina finché lei tira fuori tutti i suoi giocattoli e si tuffa a scelta nel bidet o nel water, viene rilavata e rivestita, poi finalmente usciamo. Dopo mezz’ora che siamo fuori si addormenta, con una netta preferenza per quando andiamo sul Brenta, che il rumore dell’acqua e delle papere evidentemente concilia. 20 minuti e zac, sveglia come un grillo. Altro giro di giochi, pappa, giochi di nuovo e poi finalmente crolla. Ultimamente sviene o in braccio alla nonna, che ha un master in addormentamento nani, o aggrappata a me. Dorme un’oretta, un’oretta e mezza quando mi va di lusso. Nel frattempo io riesco a fare qualcosa. Di solito cazzeggio su internet, giro per blog. Un giorno di fine febbraio torno da Giulia, dopo un po’ che non passavo, e mi innamoro follemente di questa ricetta.
Marmellata di arance amare, al secondo tentativo..
La marmellata di arance amare. La mangiavo da piccola, mia mamma la comprava sempre e io la adoravo. Poi, quando ho iniziato a marmellatizzare, mai mi era venuta in mente. E così nella mia cucina rossa si marmellatizzano fragole, fichi, albicocche, pesche, banane, carote, cipolle, ma le arance amare, quelle mai.
Ma soprattutto, dove si trovano le arance amare??? Scopro che sono le arance che ho sempre visto sugli alberi a Valencia, a Siviglia, ad Atene. Le chiedo al mio fruttivendolo, mi dice che no, non gli arrivano. Vado al mercato, dal mio spacciatore di frutta e mi dice che non le ha mai viste ai mercati generali. Il giorno dopo su twitter scopro che esistono! e le ordino!! A dir la verità scopro un produttore gentilissimo, che si offre di spedirmele, e dopo qualche giorno mi contatta per scusarsi che, vista la pioggia, non le ha ancora raccolte! La gentilezza esiste, e ne ho le prove! Dopo qualche giorno mi arriva una cassa con arance amare (che io, curiosa come una scimmia, assaggio, per scoprire che sono IMMANGIABILI. Ma schifose veramente, amare che nemmeno si riesce ad immaginare una cosa più amara.) e delle meraviglio se arance vanigliate. Insomma, qui non si fa pubblicità, ma la gentilezza e la bontà vanno nominate, per cui, se vi interessa, date un occhio qui.
Comunque, dicevamo, la marmellata. Prima volta, seguo pari pari (o meglio, credevo di aver seguito pari pari) la ricetta di Jul, e dopo 4 ore a tagliare scorzette di arance e 3 di bollitura, mi vien fuori uno sciroppo. Buono, eh, ma sciroppo. Colava dalle fette biscottate. Scambio di mail (perché lei è gentilissima…) e capisco che ho cannato in pieno. Non dovevo togliere tutto il bianco delle arance! E rifaccio di testa mia. Scopro che i semi delle arance contengono pectina. Voilà. Una meravigliosa marmellata color del sole, strepitosa. Se trovate le arance, fatela, è divina.
Marmellate di arance amare
9 arance amare biologiche, circa 2 kg
1,5 l acqua
1,5 kg zucchero
un limone
Lavate bene le arance, col pelapatate togliete quanta più scorza possibile e tenetela da parte.
Spremete le arance tenendo da parte tutti i semi e la polpa che rimane nello spremiagrumi.
Io con le mie 10 arance ho ottenuto 570 ml di succo e 130 g di scorzette.
Mettete polpa e semi in un fazzoletto pulito (sciacquatelo bene per evitare rimasugli di ammorbidente) e mettete il tutto dentro al succo di arancia. Coprite con un canovaccio.
Tagliate le scorzette in filetti sottili, metteteli in ammollo in acqua fredda e lasciateli così tutta la notte.
La mattina dopo fate bollire dolcemente le scorzette per mezz’ora, poi scolatele, sciaquatele e mettetele in un pentolone con il succo di arance, il sacchettino di semi e polpa, un litro e mezzo di acqua, il succo del limone e lo zucchero. Mescolate bene e portate a bollore, a fiamma bassa. Fate andare per un’oretta, mescolando di tanto in tanto. Per controllare la consistenza versate su un piattino che avete tenuto in frigo un cucchiaino di marmellata, se non scivola inclinando il piattino la marmellata è pronta.
Invasate in vasetti di vetro ben lavati e sterilizzati (io lavo in lavastoviglie, sciacquo, poi li riempio di acqua e li faccio andare in forno a 120° per un quarto d’ora).
Chiudete subito e rovesciate i barattolini a testa in giù, finché non sono freddi. Fate bollire quelli a cui non si è abbassato il coperchio.
Paola says
Bello leggerti, belle le tue vicissitudini con tua figlia ( ne ho anche io una di 5 mesi e immagina come sono stravolta!) bello il racconto della conoscenza delle arance amare! Insomma gallinelle entrambe ho finalmente il tempo di conoscerti un attimino meglio e di seguirti! Un abbraccio e piacerissimo 🙂
lamiacucinarossa says
Oddio, Paola, scusa, leggo solo ora, ma blogger son tre giorni che mi da di matto! Piacere mio, un bacino alla cinquemesenne!